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Food Security e uso della terra nell’era della globalizzazione: prezzi e speculazione

di - 15 Dicembre 2012
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Per esempio, la regolamentazione locale europea, peraltro desiderabile, finalizzata a raggiungere entro il 2020 un utilizzo di biocarburanti pari almeno al 10% del totale dei carburanti impiegati per mitigare il cambiamento climatico, può invece aumentarlo (di nuovo green paradox) nella misura in cui provoca un cambio di uso di terre in zone molto lontane. Per questo non c’è che da ideare gli strumenti appunto per un management spaziale globale. In fondo, come tutti i paesi devono vedersela con la “global food equation”, così dovrebbero considerare l’esistenza dell’equazione, altrettanto globale, della terra e identificare le più efficienti condizioni per la transizione dalle foreste all’uso agricolo. Ogni decisione dovrebbe perciò essere valutata per la sua capacità di “risparmio” di terra, che è ciò che supporta l’attività dell’uomo. L’elemento totalmente assente nei flussi commerciali globali liberalizzati, riguarda gli effetti che essi hanno sull’ambiente. I flussi commerciali dovrebbero invero essere legati e valutati in base al loro impatto sull’ambiente, in termini per esempio di quantità di terra necessaria che, insieme alla disponibilità di acqua, è la questione di fondo in termini di condizioni di sostenibilità della crescita della popolazione e del suo tenore di vita. Non si deve perciò perseguire “l’incremento della produzione” ad ogni costo, ma il “risparmio di terra” ad ogni costo. Purtroppo stiamo ancora accettando che l’allocazione della terra segua gli errati prezzi dei prodotti e nè si ha la consapevolezza che il vincolo vero siano le risorse naturali e non il contrario. Di questo disastroso atteggiamento si hanno continue conferme, non ultime quelle derivanti dalla crisi economica attuale; invece di cogliere l’occasione per riconvertire l’insostenibile modello di produzione e consumo attuale, i pochi programmi concreti posti in essere nella direzione della protezione ambientale sono stati addirittura tagliati o sospesi, così come non vi sono stati progressi ma regressi negli accordi internazionali (e pensiamo per esempio a Rio+20), sulla giustificazione che la priorità è la crescita del PIL… il resto può aspettare. Ma può veramente aspettare?

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