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L’Italia dal Risorgimento all’Europa, attraverso la Costituzione*

di - 24 Gennaio 2012
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3. Un filo rosso lega fra loro il primo e il secondo Risorgimento. Penso, per entrambi, alla presenza delle armi straniere sul territorio nazionale: sia quelle in soccorso dell’Italia (l’aiuto di Napoleone III per il ricongiungimento della Lombardia e del Veneto; l’intervento alleato, dopo l’armistizio del 1943); sia quelle dell’occupazione (gli austriaci, o i francesi a Roma, prima; e – in modo ben diverso – i nazisti, poi).
Penso al confronto fra il brigantaggio e la Resistenza: due realtà complesse, fra loro assai diverse, eppure caratterizzate da taluni aspetti in certo senso contigui. Il brigantaggio (tra il 1861 e il 1871) – accanto agli episodi di delinquenza comune – esprime la reazione legittimista al modo in cui venne compiuta l’unificazione fra Nord e Sud, subìta e considerata da alcuni come una colonizzazione; nonché la reazione popolare alle nuove tasse, alla coscrizione obbligatoria, al mancato adempimento delle promesse di distribuire la terra. La Resistenza, all’opposto, reagisce all’occupazione nazista appoggiata dal fascismo, per giungere alla riunione tra Nord e Sud; ma contiene anch’essa una componente sociale e di lotta di classe. In entrambi vi sono stati eccessi, dall’una e dall’altra parte; entrambi sono caratterizzati dal coinvolgimento dei civili e dalla partecipazione popolare.
La Resistenza deve essere vista laicamente: senza mitizzazioni, ma anche senza revisionismi. Essa – con il rifiuto del fascismo e della dittatura, ma anche con l’obiettivo di superare le degenerazioni dello Stato liberale – è la indispensabile premessa di sofferenza e di coesione, senza la quale non avrebbe potuto esservi la Costituzione. Ha rappresentato il risveglio della coscienza civile del nostro paese, attraverso molteplici forme di partecipazione: la lotta armata dei partigiani, in montagna e nelle città; la fedeltà dei militari (nella partecipazione a quella lotta, nei campi di concentramento, nel concorso con le forze armate alleate); il contributo della popolazione civile e dei religiosi; eccezion fatta, naturalmente, per l’indifferenza di chi (e non sono pochi) si voltò dall’altra parte o per l’ostilità di chi si schierò con l’occupante nazifascista.
Nella Resistenza è stato essenziale il contributo dei partiti politici: sia per ricostruire uno stato che si era ampiamente compromesso con il passato regime; sia per porre le basi del nuovo patto costituzionale fra gli italiani; sia per rinnovare il legame tra la società civile e la realtà politica ed istituzionale. Alla Resistenza ed alla Liberazione, il 25 aprile 1945, è seguìto il 2 Giugno 1946 il referendum. Esso demandò direttamente al popolo la scelta tra repubblica e monarchia; rappresentò la prima occasione di suffragio universale e di voto alle donne; fu la premessa dell’Assemblea Costituente.
Quest’ultima elaborò ed approvò – con una larghissima maggioranza – la Costituzione entrata in vigore il 1 Gennaio 1948, che pone al centro la persona, nel suo valore individuale e nella sua proiezione sociale; ed ha un duplice, importantissimo significato. Da un lato, rappresenta il rifiuto del passato, del liberalismo esasperato e sopratutto della dittatura, del fascismo e dei suoi valori di riferimento (il corporativismo, il bellicismo, l’autarchia, il razzismo). Dall’altro lato, rappresenta il rinnovamento attraverso un patto per il futuro, in cui si sperava di raggiungere un nuovo clima che consentisse una diversa convivenza del popolo italiano: un patto elaborato e approvato da quest’ultimo, a differenza dello Statuto albertino che gli era stato imposto dall’alto.
Nella seconda parte della Costituzione si definisce l’architettura istituzionale, l’equilibrio fra i poteri dello stato, il riconoscimento delle autonomie, la creazione di organismi di garanzia come la Corte Costituzionale. E’ un’architettura che si lega alla centralità della persona ed al rapporto fra diritti inviolabili e doveri inderogabili, delineato nella prima parte e nei principi fondamentali.
La seconda parte della Costituzione ha risentito – più della prima – del momento storico in cui è stata elaborata. Essa non è certamente intoccabile, ma richiede per la sua revisione delle procedure e delle maggioranze qualificate: una riflessione più attenta (la doppia lettura) ed un consenso vicino (anche se non eguale) a quello con cui venne adottata, perché la Costituzione è patrimonio di tutti, non appannaggio della maggioranza di turno.
«La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale» (art. 139); ma sono altresì immodificabili i principi fondamentali (ad esempio quello di eguaglianza) su cui si fonda la Costituzione. D’altronde, le modifiche opportune ed auspicabili per adeguare quest’ultima ai mutamenti intervenuti dal tempo di emanazione, non possono vanificare la tutela e l’effettività assicurate alle garanzie dei diritti fondamentali previste nella prima parte della Costituzione (penso, ad esempio, all’indipendenza della magistratura, la quale è garante della libertà personale).

4. Il brigantaggio è stato il primo indice della questione meridionale, che avrebbe segnato fortemente sia il primo e il secondo Risorgimento, sia la nostra vita unitaria oggi. Già Cavour lo sottolineava, ritenendo la questione meridionale più complessa e difficile di quella romana, pur allora attualissima; lo ricordava recentemente il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La tendenza separatista in Sicilia, dopo la seconda guerra mondiale; poi, le aspirazioni alla secessione ed alla macroregione padana del Nord; ora, la reazione al Sud di chi rimpiange i Borboni e mitizza il brigantaggio, rinnovando la protesta contro la “piemontesizzazione” del paese. Sono tutte variazioni sul tema di una frattura innegabile, profonda e tuttora aperta fra Nord e Sud, in tema di infrastrutture, di sviluppo e di molti altri aspetti, fra cui il condizionamento criminale sul territorio; e che già Luigi Sturzo segnalava come indicazione per il federalismo di cui oggi tanto si discute.
Accanto alla questione meridionale, a segnare la continuità fra primo e secondo Risorgimento v’è quella romana. Venne aperta dalla caduta del potere temporale con Roma capitale; ma – come osservava recentemente il Presidente Napolitano – «fu avviata a soluzione con un’intelligenza, moderazione e capacità di mediazione», le cui tappe più significative furono il Concordato ed i Patti Lateranensi del 1929, richiamati nella Costituzione, e poi la revisione del Concordato. Il «fine della laicità dello Stato e della libertà religiosa e insieme il graduale superamento di ogni separazione e contrapposizione tra laici e cattolici nella vita sociale e nella vita pubblica» è stato perseguito anche attraverso il riconoscimento del ruolo sociale e pubblico della Chiesa e la garanzia del pluralismo religioso. Tuttora rimangono, nella coscienza nazionale, delle occasioni di contrasto, testimoniate dalle frequenti discussioni sui temi di bioetica, della scuola e dell’insegnamento religioso, della presenza del crocifisso nelle sedi pubbliche; ma dovrebbero comporsi in una logica laica di rispetto reciproco, non essere strumentalizzate per ragioni politiche, ovvero enfatizzate in una logica fondamentalista.

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