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Intervento alla Tavola Rotonda “L’ambiente tra diritto individuale e interesse collettivo”, Università di Roma La Sapienza, 21 gennaio 2010

di - 30 Aprile 2010
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È possibile un intervento in sede civile e penale che metta in discussione in qualche modo la scelta amministrativa, e ciò dà l’impressione di una continua incertezza del diritto.
Gli standard assicurano la prevedibilità del comportamento: infatti quando si interviene a tutela del bios umano il giudice, per la valenza costituzionale di queste interessi e la loro valenza quasi pregiuridica, è portato ad assumere una tutela di tipo giusnaturalistico.
A prescindere dall’urgenza dell’interesse, il giudice amministrativo, più di altri, è tenuto istituzionalmente a trovare il punto di intersezione tra l’interesse pubblico canonizzato in una norma d’azione e l’interesse concreto alla salute della società.
Quindi è più facile che il giudice amministrativo chiuda la sua vicenda realizzando la tutela, avendo già una norma di azione, mentre il giudice civile e penale tenderanno ad intervenire in chiave giusnaturalistica.
Si produce così una tensione irrisolta, che non è questa volta la tensione fra giudizio e legislazione, ma un pendolo continuo fra l’amministrazione e la giurisdizione: un pendolo nel quale l’amministrazione che dovrebbe tutelare tutti noi è il soggetto chiamato a cercare la soluzione equa che la legislazione non è stata capace di raggiungere, per la complessità della tematica.
Di qui azioni amministrative complesse ed incerte, lungaggini, sostanziali dinieghi di tutela come accade quando, anche attraverso tempi eccessivamente lunghi, non si riesce ad ottenere l’autorizzazione alla trasformazione dell’ambiente (via/vas e aia).
Qualche volta per l’attivismo delle associazioni ambientalistiche si verificano fenomeni patologici: si pensi al caso in cui una valutazione di impatto ambientale si trovi in istruttoria, debba essere ancora decisa, si sia aperto un procedimento amministrativo e nel contempo si apra un procedimento penale per tentato abuso d’ufficio in relazione allo stesso procedimento amministrativo.
Se rispetto ad una determinazione amministrativa ancora da assumere un’associazione ambientalista assume propriamente come unica opzione legittima la c.d. “opzione zero”, secondo cui l’opera non si deve fare e il codice dell’ambiente non la consente, se si parte quindi dall’idea che un determinato progetto sia irrealizzabile in tutto, il solo fatto della sua presentazione e della sua presa in considerazione può diventare dal punto di vista penalistico un tentativo di abuso d’ufficio.
E’ l’ipotesi in cui il problema non dovrebbe nemmeno essere posto con riferimento a un luogo, perché si tratta di un luogo sacro, ad. es. uno stadio in un parco, ed il progetto non dovrebbe essere nemmeno presentato.
È chiaro che se il pubblico ministero svolge una consulenza, il consulente conclude per l’opzione zero e la consulenza viene poi acquisita negli atti della commissione pubblica, l’autorità amministrativa, con uno stravolgimento del principio della divisione dei poteri, risulta sottoposta ad un esercizio del potere sotto dettatura, con esercizio del potere amministrativo da parte del potere giudiziario.
L’ambiente nella nostra società è purtroppo, come la religione, oggetto di conflitti o fondamentalismi.
Non necessariamente una causa ambientalistica è una causa buona, perché essa può essere strumentalizzata: si pensi al proprietario di un suolo acquistato a poco prezzo perché vicino ci sono delle stazioni radio-base che emanano onde elettromagnetiche nocive, il quale scateni poi le associazioni ambientaliste contro le stazioni radio-base per ottenerne la rimozione, allo scopo di fare una speculazione edilizia.
L’ambiente può associarsi agli interessi globali, può essere confliggente o associato agli interessi generali, può essere un gioco di specchi dell’economia capitalistica.
Nell’ambiente, come in qualsiasi altro interesse pubblico, è visibile il ruolo demoniaco del potere, di qualsiasi potere, non solo del Parlamento.
Di ciò siamo consapevoli. E non sarebbe difficile concordare sull’esigenza di esaminare i temi ambientali con freddo razionalismo.
Ciò nonostante non riusciamo ad affrontare questi temi senza un tasso di particolare conflittualità, se non di emotività (forse perché si tratta di gestire grandi rischi, paure, insicurezze legate allo sviluppo tecnologico), sicché possiamo dire che tra le determinazioni amministrative che sono più oggetto di contenzioso vi sono sicuramente le determinazioni in tema di ambiente.
E ciò spiega lo sfociare del tema e dell’interesse ambientale nelle gestioni emergenziali: le gestioni emergenziali si hanno quando la posizione degli interessi individuali si fa talmente forte da non riuscire più a far perseguire all’amministrazione l’interesse comune con linearità e con un minimo di ragionevolezza.

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