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Terremoti: brevi cenni sulla ricerca e la prevenzione in Giappone

di - 21 Dicembre 2009
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Da circa un anno l’Abruzzo è tormentato da continui eventi sismici, culminati nella terribile scossa del 6 aprile 2009, che ha causato centinaia di morti e migliaia di feriti e di sfollati, la rovina di interi abitati nonché di uno straordinario patrimonio storico- artistico. ApertaContrada vuole ricordare questi eventi con il resoconto di un professionista italiano sulla ricerca e la prevenzione dei terremoti in Giappone, Paese all’avanguardia nella ricerca scientifica in questo settore e che ha ottenuto importanti progressi nello sviluppo di tecnologie di Prevenzione. Ne è autore il dott. Marco Giovanni Corbella, M.Arch., Design Manager presso la Ishimoto Architectural & Engineering Firm, Inc. a Tokyo dove vive e lavora. E’ stato lettore presso il Dipartimento di Architettura della Tokyo University of the Arts e presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino. E’ anche membro della JIA (Japan Institute of Architects) International Commission, e del JOB (Japan Organizing Board) PR Task Unit per il Congresso Internazionale di Architettura UIA 2011 Tokyo. Oltre ad aver contribuito alla progettazione di opere complesse in Giappone ed in Italia, è attivo nell’organizzazione di attività di collaborazione internazionale accademica e professionale nel settore dell’architettura e della progettazione urbana.

Di fronte alle tragiche conseguenze dell’ultimo terremoto avvenuto in Italia, viene quasi naturale guardare a paesi che, come il Giappone, da lungo convivono con gli effetti delle scosse sismiche e quindi agli accorgimenti che questi hanno adottato per prevenirli o limitarli.
Nessun paese è però perfetto e dietro all’efficienza nipponica si celano in realtà numerosi problemi anche se buone speranze vengono dalle innovazioni tecnologiche, dalla ricerca e dalle politiche di governo di questi ultimi anni.

Cenni geologici e storici

Le isole del Giappone sono il risultato di diversi grandi movimenti oceanici occorsi in centinaia di migliaia di anni, in particolare a causa dello slittamento di 5 diversi manti (lo slittamento del Philippine Sea Plate sotto l’Amurian Plate e l’Okinawan Plate e lo slittamento del Pacific Plate sotto l’Okhotsk Plate). Alcuni studi (Barnes, 2003) stimano in 15.000km la superficie di manto oceanico passata sotto l’area del Giappone negli scorsi 450 milioni di anni.
Il Giappone è situato nel “Pacific Ring of Fire”, che identifica quella zona lungo il bacino dell’Oceano Pacifico caratterizzata da attività vulcanica e frequenti terremoti, a volte accompagnati da violenti tsunami.
Il terremoto storico forse più ricordato è quello del 1923, chiamato Great Kanto Earthquake, che ha quasi raso al suolo la città di Tokyo e causato piu’ di 100.000 vittime. Questo terremoto non solo ha provocato ingenti perdite di vite umane e di risorse economiche ma è stato anche la causa principale della mancata implementazione di leggi urbanistiche (le prime del Giappone moderno) appena varate: la City Planning Law e la Building Standard Law.
Con questa legge, per la prima volta, il Giappone si dava una forma rudimentale di zoninig – addirittura precoce rispetto ad altre nazioni inclusa l’Italia – ed una prima lista di prescrizioni e limitazioni ai diritti edificatori dei proprietari terrieri.
Va notato che nel panorama edilizio di Tokyo di quel periodo solo il 30% delle case erano in proprietà e la quasi totalità delle costruzioni era in legno.
Se, da un lato, la tabula rasa che era diventata Tokyo dopo il terremoto avrebbe permesso l’applicazione di un disegno unitario alla città, dall’altro l’obbiettivo pubblico di ricostruzione si era invece limitato alla razionalizzazione del sistema viario delle zone centrali, realizzando vie più larghe come barriera all’espandersi degli incendi e lungo le quali rimodellare la composizione dei lotti edificabili. Le altre norme e limiti all’edificazione erano state infatti “sospese” in vista dell’emergenza della situazione, permettendo così al tessuto urbano di ricostituirsi nel tempo con ancor maggiori densità ed in assenza di standard urbanistici ed edilizi minimi.
Quelle stesse zone residenziali ad alta densità, spesso con strade strettissime e prive di marciapiedi, le ritroviamo ancora oggi in alcuni quartieri centrali di Tokyo che nonostante l’elevato reddito fondiario non solo sono le zone più a rischio ma costituiscono anche uno degli ostacoli maggiori alle operazioni di soccorso nel caso la città venga colpita da un terremoto di entità pari a quello (il Great Hanshin Earthquake) che, nell’area di Kobe, ha fatto nel 1995 più di 6000 vittime.

Edifici pubblici, edifici privati

Dopo la revisione del 1968, il primo importante aggiornamento della Building Standard Law che regola le caratteristiche costruttive degli edifici in Giappone avviene nell’1981 secondo nuovi e più severi standard per la prevenzione antisismica. Da allora, il Ministero dell’Educazione, Cultura, Sport, Scienza e Tecnologia (MEXT) ha promosso l’adeguamento strutturale per tutti gli edifici pubblici o ad uso pubblico costruiti prima del nuovo codice.
Ciò nonostante, quando nel 1995 il Great Hanshin Earthquake colpisce il Giappone, numerosi edifici pubblici che non erano ancora stati adeguati strutturalmente subirono ingenti danni.
Una nuova legge è stata allora emessa dal Ministero delle Costruzioni per imporre ai proprietari di edifici ad uso pubblico l’adozione di misure antisismiche.

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