Emergenze climatiche e ricerca del vero

L’avvio della Conferenza sul clima di Copenhagen è ormai molto vicino. Si rincorrono notizie sulle reali chances di successo del meeting, con valutazioni diverse e spesso discordanti, in uno scenario di “stop and go” continuo e incessante nell’ambito del quale si alternano momenti di ottimismo misurato e di disperato pessimismo. Alcune valutazioni negative giungono addirittura a prefigurare un completo fallimento del Vertice, spesso con successive “correzioni di tiro” in presenza di dichiarazioni parzialmente positive e costruttive di alcuni grandi della Terra (quali gli USA, la Cina, la UE). In realtà è la stessa complessità del tema e l’importanza della posta in gioco che rendono particolarmente articolate le attività di negoziato preparatorio (ufficiali e non) anche perché le trattative sul clima si intrecciano con altri tavoli negoziali estremamente delicati (commercio internazionale, rapporti valutari, debito pubblico USA, forniture militari, mercato delle materie prime e sicurezza energetica, gestione delle instabilità nei teatri di rilevanza strategica, etc.).
Può essere utile prepararsi ad assistere all’evento di Copenhagen ricordando alcune recenti e significative notizie che hanno particolare valenza sotto il profilo cognitivo sia a livello di merito sia a livello di metodo.

1)   LA GRAVITA’ DEL PROBLEMA
Riportiamo nel seguito alcuni stralci tratti dalla stampa internazionale che ha nelle ultime settimane affrontato le problematiche ambientali e il loro livello di pericolosità [1]:

a)    World on course for catastrophic 6° rise, reveal scientists.

b)   Fast-rising carbon emissions mean that worst-case predictions for climate change are coming true.

c)    The world is now firmly on course for the worst-case scenario in terms of climate change, with average global temperatures rising by up to 6C by the end of the century (…). Such a rise – which would be much higher nearer the poles – would have cataclysmic and irreversible consequences for the Earth, making large parts of the planet uninhabitable and threatening the basis of human civilization.

d)   We are headed for it, the scientists said, because the carbon dioxide emissions from industry, transport and deforestation which are responsible for warming the atmosphere have increased dramatically since 2002, in a way which no one anticipated, and are now running at treble the annual rate of the 1990s.

e)    This means that the most extreme scenario envisaged in the last report from the UN lntergovernmental Panel on Climate Change, published in 2007, is now the one for which society is set, according to the 31 researchers from seven countries involved in the Global Carbon Project.

f)     Climate change is like a disaster in slow motion (…). One of the greatest uncertainties concerns what would happen in a warmer world to the natural “carbon sinks” that absorb atmospheric carbon dioxide. All the data suggests that these sinks are more likely to become less effective when temperatures rise. This could lead to potentially dangerous “positive feedbacks” whereby warming temperatures lead to increase in the amount of carbon dioxide in the atmosphere, which lead to even warmer temperatures

g)    Although the 6C rise and its potential disastrous effects have been speculated upon before, this is the first time that scientists have said that society is now on a path to meet it.

h)   The chilling and remarkable prediction throws into sharp relief the importance of next month’s UN climate conference in Copenhagen, where the world community will come together to try to construct a new agreement to bring the warming under control.

i)     Global temperatures are on a path to rise by an average of 6C by the end of the century as CO2 emissions increase and the Earth’s natural ability to absorb the gas declines, according to a major new study.

j)     Scientists said that CO2 emissions have risen by 29% in the past decade alone and called for urgent action by leaders at the UN climate talks in Copenhagen to agree drastic emissions cuts in order to avoid dangerous climate change.

k)    The news will give greater urgency to the diplomatic manoeuvring before the Copenhagen summit.

2)   I MEDIA E LA DIVULGAZIONE DELLE VARIE TESI A CONFRONTO
In questo periodo i media, opportunamente, cercano di sintetizzare e divulgare gli elementi fondamentali del dibattito scientifico relativo al riscaldamento globale. Riportiamo nel seguito la sintesi che in questi giorni la rivista “The Economist” propone a suoi lettori:

“A majority of the world’s climate scientists have convinced themselves, and also a lot of laymen, some of whom have political power, that the Earth’s climate is changing; that the change, from humanity’s point of view, is for the worse; and that the cause is human activity, in the form of excessive emissions of greenhouse gases such as carbon dioxide. A minority, though, are sceptical. Some think that recent, well grounded data suggesting the Earth’s average temperature is rising are explained by natural variations in solar radiation, and that this trend may be coming to an end. Others argue that longer-term evidence that modern temperatures are higher than they have been for hundreds or thousands of years is actually too flaky to be meaningful.
Such disagreements are commonplace in science. They are eventually settled by the collection of more data and the invention of more refined (or entirely new) theories” [2].
Soprattutto in vista della prossima Conferenza internazionale sul clima e degli sviluppi successivi al Summit di Copenhagen appare auspicabile che la stampa libera continui ad impegnarsi nella diffusione delle conoscenze del fenomeno “Global Warming”, delle tesi a confronto e delle relative evoluzioni nel tempo.

3)   DATI CORRETTI, DATI ALTERATI E  RICERCA DEL VERO
Nei giorni scorsi il New York Times ha pubblicato un articolo (ripreso da tutta la stampa internazionale) con il quale è stato denunciato il comportamento di alcuni scienziati esperti di questioni climatiche che, se confermato, presenterebbe aspetti censurabili e comporterebbe comunque un grave danno al lavoro di coloro che con grande impegno e onestà intellettuale da molti anni si battono per tutelare l’ambiente e, conseguentemente, le “chances di vita” individuali. Il New York Times ha, in sostanza, ipotizzato che alcuni ricercatori abbiano “ forzato” o “manipolato” alcuni dati climatici per meglio supportare o non “ indebolire” le evidenze utilizzate per sostenere la tesi del crescente riscaldamento globale a causa delle attività umane. Scrive in particolare il giornale: “In one e-mail exchange, a scientist writes of using a statistical “trick” in a chart illustrating a recent sharp warming trend” [3]. E’ subito scoppiata una fortissima polemica a livello internazionale con accuse reciproche tra i diversi schieramenti. Ovviamente non intendiamo in alcun modo entrare nel merito di un episodio che sarà oggetto di accertamento nelle sedi competenti e sarà ampiamente sottoposto a seria verifica anche dai media che continueranno a seguire da vicino la vicenda. Sicuramente quanto riferito dalla libera stampa internazionale induce alcune riflessioni a livello di metodo. Vogliamo ancora una volta citare la rivista “The Economist” che formula alcune interessanti considerazioni metodologiche: “This newspaper believes that global warming is a serious threat, and the world needs to take steps to try to avert it. That is the job of the politicians. But we do not believe that climate change is a certainty. There are no certainties in science. Prevailing theories must be constantly tested against evidence, and refined, and more evidence collected, and the theories tested again. That is the job of the scientist. When they stop questioning orthodoxy, mankind will have given up the search for truth. The sceptics should not be silenced” [4].
Le riflessioni ora riportate sono importanti e profonde e riportano alla mente (“search for truth”) alcuni passi di Agostino Lombardo sulla “Ricerca del Vero” nella letteratura americana (ed, in particolare, nella poetica di Melville): “L’artista si propone un fine conoscitivo, una ricerca, attraverso la parola, nel mistero del mondo” e ancora, su Melville e Moby Dick “Ahab impersona l’umano impulso alla conoscenza (…); il rifiuto di non indagare nel mistero, il rifiuto di subordinare la ragione alla fede; l’anelito alla ricerca di una verità che non ci è concessa e che pure dobbiamo ricercare” [5]. Al ricordo dell’insegnamento di questo grande intellettuale italiano, profondo conoscitore della letteratura anglo-americana, si aggiunge immediatamente il convincimento della correttezza metodologica di quanto suggerito dalla rivista “The Economist”. Ralf Dahrendorf ha scritto: “Società aperte sono le società che consentono il tentativo e l’errore (…). Noi non possiamo sapere, possiamo solo ipotizzare. Le nostre supposizioni possono essere false; in realtà il progresso del sapere consiste nel dimostrare la falsità delle supposizioni. Quello che dunque importa soprattutto è che la falsificazione rimanga possibile, che non sia impedita da dogmi o anche dagli interessi dei ceti dominanti della comunità scientifica” [6]. La vicinanza dei vari passaggi che abbiamo ricordato è evidente. L’intellettuale, per essere tale, deve ricercare il vero incessantemente e con mente libera, senza preconcetti,  con la necessaria “humility” e la indispensabile piena libertà da condizionamenti . I classici ci aiutano a mantenere fermo questo essenziale approccio: “Pensi pure ciascuno come vuole: vi deve essere libertà di giudizio. Noi ci atterremo sempre ai nostri principi: ricercheremo in ogni questione quello che abbia maggiore carattere di probabilità, senza essere vincolati a regole di nessuna scuola, alle quali ubbidire di necessità”[7]. Ricerca libera e continua, dunque, dove l’intellettuale – consapevole della provvisorietà dei risultati ottenuti – rimane, per metodo, “insoddisfatto” con la conseguente inquietudine propria di coloro che ben comprendono ed interiorizzano il limite ed il dubbio. Come abbiamo visto, la letteratura e la critica letteraria ci aiutano a ricordare questi concetti così importanti per chi è impegnato nella ricerca del vero: “per l’uomo moderno la vita, la realtà, è nella conoscenza (…) così Ahab (…) tutto subordina, tutto sacrifica alla conoscenza” [8]. Ricercare, verificare, supporre e confutare, in un processo continuo dove la non certezza definitiva e la inquietudine intellettuale sono pregi, anzi requisiti essenziali: “in omnibus requiem quaesivi, et nusquam inveni nisi in angulo cum libro”.

Note

1.  Gli stralci sono tratti da i) THE INDEPENDENT del 18 Novembre 2009 – articoli di Steve Connor e Michael McCarthy; ii) THE GUARDIAN del 17 Novembre 2009 – articoli di Alok Jha

2.    The Economist del 28 Novembre 2009 – pg. 16

3.    The New York Times del 21 Novembre 2009 – articolo di Andrew C. Revkin

4.    The Economist del 28 Novembre 2009 – pg. 16

5.    Agostino Lombardo – La Ricerca del Vero – Roma 2005 – Premessa e pgg. 203-204

6.    Ralf Dahrendorf – La Società Riaperta – Laterza – pg. 197

7.    Marco Tullio Cicerone – Tusculanae Disputationes , IV, 4,7

8.    Agostino Lombardo, op. cit. pg. 204-205