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Un libro che mira a spiegare cause, conseguenze e rimedi della crisi finanziaria del 2008: “A Failure of Capitalism” di Richard A. Posner, Harvard University Press, Cambridge (Mass.), 2009

di - 28 Settembre 2009
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Vi è un ulteriore osservazione che deve essere compiuta per seguire il ragionamento di Posner: in questi anni gli intermediari finanziari hanno cominciato ad emettere credit default swap. Tali contratti sono strumenti con i quali l’emittente garantisce il pagamento di un credito di certo debitore. Gli intermediari finanziari divennero ben presto emittenti ed acquirenti di credit default swap e tale situazione produsse una situazione del tipo effetto domino: l’impresa A emetteva un credit default swap verso B e successivamente veniva a trovarsi in una situazione di insolvenza. Il credito verso il debitore C a questo punto non era più coperto, e se C diveniva a sua volta inadempiente trascinava nell’insolvenza anche l’intermediario B.

Questo effetto domino non deve però far trascurare il fatto che i portafogli degli intermediari finanziari andarono negli anni 2000 ad assomigliarsi, contenendo in genere una grande quantità di mutui ipotecari. Inoltre non si può tralasciare che i crediti cartolarizzati fossero entrati nei capitali delle imprese finanziarie. Ora si può sostenere, con Posner, che se il rischio dell’1% di fallimento di un singolo intermediario finanziario non è un problema per l’economia di un paese, il rischio correlato dell’1% per tutti gli intermediari di divenire insolventi comporta una sciagura. Nella situazione che si era creata, i rischi di insolvenza degli operatori finanziari non erano indipendenti ma correlati, così che, quando quel basso rischio di insolvenza si verificò, tutti gli intermediari finanziari vennero trascinati verso il fallimento. Ciò che è razionale per il singolo intermediario – prendere un basso rischio di insolvenza – non lo è collettivamente se i rischi dei vari operatori sono correlati. Di qui il fallimento del mercato: nessun soggetto, sulla base del proprio calcolo economico, tiene conto del rischio “recessione” che può causare in forza della correlazione dei rischi, perché tale effetto “recessione” va a colpire per la maggior parte altri soggetti. Posner conclude richiamando la regolamentazione finanziaria che si venne eliminando a partire dagli anni 70 del secolo scorso, quando il fenomeno della deregulation non seppe distinguere fra mercato dei trasporti o più in generale mercato delle utilities e mercato finanziario, per cui tutto venne deregolamentato. L’autore ricorda tale regolamentazione, dichiara espressamente che una nuova regolamentazione sarà necessaria, ma non afferma se quella abbandonata sarebbe l’ottima. Posner ci lascia così con una domanda: quale regolamentazione ha in mente per il mercato finanziario? Probabilmente una risposta non è ancora a sua disposizione ed è forse presto, come dichiara Posner, pensare di regolamentare proprio nel mezzo della crisi che ci sta colpendo (anche se questa affermazione appare, nell’analisi di Posner, un poco apodittica).

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