Fondamenti liberali ed etica dell’ambiente

I fondamenti del pensiero liberale hanno fornito nel tempo molti elementi positivi ed utili per lo sviluppo e per la tutela dell’individuo. Aspetti interessanti e di attualità sono rintracciabili nelle riflessioni concernenti la necessità di assicurare agli individui “chances di vita” sempre più ampie (in armonia con le oggettive possibilità offerte dal contesto storico di riferimento) nonché nelle proposte teoriche liberali volte a ribadire l’importanza della garanzia per ciascun individuo di quote uguali di opportunità in una cornice culturale che considera gli individui “come eguali” (as equals) e che configura le istituzioni giuridiche e politiche come organi volti a garantire e tutelare il diritto di ciascuno ad un “equal concern and respect“.
La disponibilità per gli individui di chances, di opportunità, di quote di risorse è in tale visione fondamentale per assicurare a ciascuno le condizioni di base per poter sviluppare ed attuare aspirazioni e potenzialità in uno scenario di libero confronto tra capacità e competenze soggettive. Tali aspetti sono stati ben evidenziati da Ralf Dahrendorf che – definendo le chances di vita come combinazione di diritti civili ed opportunità di benessere – ha sottolineato che “Le chances di vita sono le impronte dell’esistenza umana nella società: definiscono fino a che punto gli individui possono svilupparsi…[1] .Tali conclusioni si inquadrano in una visione della Storia e della Libertà tipicamente liberale (ed “aperta”) che vede il compito fondamentale delle istituzioni delle società libere come allargamento delle opportunità di vita, come ricerca costante di nuove possibilità per la crescita umana.
Il percorso delle opportunità liberali giunge poi a trasformarsi in una forma “etica” del liberalismo che vede una stretta connessione tra libertà ed eguaglianza. In questo senso il liberalismo statunitense ha – anche attraverso i lavori di Ronald Dworkin – espresso analisi di grande rilievo concentrandosi sul concetto di eguaglianza in termini di opportunità e risorse (e non di “welfare“). Infatti, ad avviso di Dworkin, un livello di benessere analogo/identico per tutti non è ipotizzabile nell’ambito di una visione liberale della società, mentre in una società realmente strutturata ed operante secondo i principi del liberalismo “debbono” essere garantite a tutti quote di opportunità e risorse.
Le azioni politiche e sociali che discendono da una impostazione liberale debbono essere inquadrate nella cornice generale disegnata da due principi fondamentali : A) Principio di pari importanza, in base al quale ogni individuo deve essere messo in condizione di poter realizzare il proprio progetto di vita, le proprie aspirazioni, le proprie potenzialità soggettive; B) Principio di responsabilità particolare, in base al quale ogni individuo è responsabile delle scelte che compie per realizzare se stesso. Scrive Dworkin “… do per scontata l’esistenza di un’etica che presuppone … la nostra responsabilità per le conseguenze delle scelte che compiamo….”. E prosegue “… possiamo arrivare a un modello che identifichi uguaglianza e responsabilità, rispettandole entrambe. Se questa è la terza via, allora dovrebbe essere la nostra via[2].
Questa visione che, in contrasto con Berlin, armonizza le categorie di libertà ed eguaglianza, confligge in realtà anche con la visione di Rawls che – ad avviso di Dworkin – ha molto insistito sulla separatezza dell’ambito della politica rispetto all’ambito dell’etica e, in generale, della filosofia. Dworkin ci dice che il liberalismo deve essere basato su un nesso profondo tra morale e visione politica, tra liberalismo e visioni filosofiche “sulla vita buona“, con un ruolo determinante del principio di eguaglianza liberale. Scrive il nostro Autore: “l’eguaglianza liberale insiste sulla necessità di strategie compensatorie per rimediare, nella misura del possibile, alle diseguaglianze in risorse personali e fortuna[3].
Abbiamo sopra richiamato alcuni aspetti del pensiero di Rawls: è necessario ora ricordare che nelle opere del filosofo statunitense svolgono un ruolo fondamentale i concetti di equità ed uguaglianza. Nella sua opera “Giustizia come equità – Una riformulazione” viene affermato quanto segue: “Noi stiamo cercando un principio distributivo … valido nel contesto di istituzioni che garantiscano le eguali libertà di base (che comprendono l’equo valore delle libertà politiche) nonché l’equa uguaglianza delle opportunità …. Noi diciamo che a tale scopo l’equa uguaglianza delle opportunità non richiede solo che le cariche pubbliche e le posizioni sociali siano aperte nel senso formale, ma che tutti abbiano un’equa probabilità di raggiungerle. Per precisare questa idea di equa probabilità aggiungiamo inoltre quanto segue: supponendo che esista una certa distribuzione delle dotazioni naturali iniziali, quelli che hanno lo stesso livello di talento e capacità e la stessa volontà di usare queste doti dovrebbero avere anche le stesse prospettive di successo indipendentemente dalla classe sociale di origine …. In tutte le parti della società devono esserci prospettive di formazione e di riuscita grosso modo uguali per quelli che hanno capacità e motivazioni simili … bisogna inserire un sistema di libero mercato in una cornice di istituzioni politiche e legali che correggano le tendenze di lungo periodo delle forze economiche in modo da impedire concentrazioni eccessive di proprietà e ricchezza, soprattutto quando è probabile che portino al dominio politico. E la società deve anche assicurare, fra l’altro, uguali opportunità di istruzione a tutti, indipendentemente dal reddito familiare[4].

Nel pensiero liberale evoluto è grande quindi l’attenzione ad una tutela sostanziale delle individualità che possa assicurare possibilità concrete di realizzazione delle aspirazioni e potenzialità di ciascuno. Tutto ciò – a nostro avviso – nella consapevolezza che tali complesse tematiche debbono necessariamente essere affrontate e gestite metodologicamente “nel tempo”, in un’ottica di processo di miglioramento progressivo, di percorso di “tendenza”, di “tempi lunghi” della Storia.
L’evoluzione delle problematiche connesse alle criticità ambientali hanno integrato ed arricchito l’orizzonte delle filosofie liberali premurose ed attente nei confronti delle “chances di vita” individuali e dei principi di eguaglianza liberale sopra ricordati.
Il processo di comprensione di tali aspetti prende avvio da elaborazioni effettuate nell’ambito di settori culturali decisamente contrari alla impostazione liberale. Infatti, come sappiamo, dubbi importanti e seri sull’atteggiamento che storicamente l’Uomo ha avuto nei confronti della Natura sono sorti nel Novecento alla luce, in particolare, delle riflessioni della Scuola di Francoforte. Come noto, Horkheimer e Adorno, nella “Dialettica dell’illuminismo“, sottopongono a severa critica non solo la logica del dominio in generale, ma in particolare l’azione dell’uomo sulla Natura come azione di un dominatore, di un dittatore, azione che poi – nell’analisi francofortese – genera la sopraffazione dell’uomo sull’uomo: “La somiglianza dell’uomo con Dio consiste nella sovranità sull’esistente, nello sguardo padronale, nel comando“. Ed ancora “Ciò che gli uomini vogliono apprendere dalla natura, è come utilizzarla ai fini del dominio integrale della natura e degli uomini[5].
Nascono poi nel tempo – anche alla luce degli evidenti danni all’ambiente prodotti dalle attività umane ed della sempre maggiore consapevolezza dei limiti quantitativi della realtà naturale – riflessioni sulla questione ambientale intrecciate con analisi e proposte sulla tutela dell’individuo. Particolare rilevanza riveste il pensiero di Aldo Leopold che ha individuato come imperativo per tutti gli uomini il considerare “La Terra come la casa comune“. Il nostro Autore ha scritto “… noi violentiamo la Terra perché la consideriamo un articolo che ci appartiene. Solo quando la vediamo come una casa comune, a cui apparteniamo, possiamo incominciare a servircene con amore e rispetto. In nessun altro modo la Terra può sopravvivere all’impatto con l’uomo meccanizzato…[6]. Seguendo tale approccio Leopold ha disegnato gli elementi fondamentali di una etica della Terra (Land Ethic) che si intreccia profondamente con i destini dell’uomo.
A land ethic of course cannot prevent the alteration, management, and use of these ‘resources’, but it does affirm their right to continued existence, and … their continued existence in a natural state.
In short, a land ethic changes the role of Homo sapiens from conqueror of the land – community to plain member and citizen of it. It implies respect for his fellow – members, and also respect for the community as such[7].
Come è stato ricordato l’impianto di fondo dell’opera di Leopold porta ad affermare che “il concetto fondamentale dell’ecologia è considerare la terra come la casa comune”[8] ed in tale quadro “l’uomo non ha uno status ontologico particolare e privilegiato nel rapporto con l’ambiente”[9]. In realtà, ai fini della migliore tutela e del più ampio sviluppo dell’individuo è necessario giungere a “un rovesciamento di paradigma: non più ‘Thinking like a man’, ma ‘Thinking like a mountain’, pensare come una montagna, spostare l’attenzione sull’ambiente e considerarlo un valore in sé”[10].
Tali percorsi di riflessione etica sono rintracciabili in altri pensatori attenti alla tutela dell’individuo e del suo futuro. Hans Jonas sottolinea la “vulnerabilità della natura” e con essa la necessità di un nuovo imperativo individuato in sede di filosofia etica[11]: “Un imperativo adeguato al nuovo tipo di agire umano e orientato al nuovo tipo di soggetto agente, suonerebbe press’a poco così: ‘Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la permanenza di un’autentica vita umana sulla terra’, oppure, tradotto in negativo: ‘Agisci in modo che le conseguenze della tua azione non distruggano la possibilità futura di tale vita’, oppure, semplicemente: ‘Non mettere in pericolo le condizioni della sopravvivenza indefinita dell’umanità sulla terra, o ancora, tradotto nuovamente in positivo: ‘Includi nella tua scelta attuale l’integrità futura dell’uomo come oggetto della tua volontà’“.
Ulteriori riflessioni di etica ambientale sono rintracciabili nel biocentrismo di Taylor, che -disegnando la sua “Theory of Environmental Ethics” – individua in ogni essere vivente un centro teleologico dotato di un valore intrinseco autonomo.

Nella sua opera (“Respect For Nature”[12]) si legge: “The beliefs that form the core of the biocentric outlook are four in number:
a) The belief that humans are members of the Earth’s Community of Life in the same sense and on the same terms in which other living things are members of that Community.
b) The belief that the human species, along with all other species, are integral elements in a system of interdependence such that the survival of each living thing, as well as its chances of faring well or poorly, is determined not only by the physical conditions of its environment but also by its relations to other living things.
c) The belief that all organisms are teleological centers of life in the sense that each is a unique individual pursuing its own good in its own way.
d) The belief that humans are not inherently superior to other living things.”
Va poi ricordata la Deep Ecology, l’ecologia profonda che ha avuto tra i principali protagonisti il filosofo norvegese Arne Naess. Secondo la Deep Ecology tutti gli esseri viventi vanno considerati fini in sé e, quindi, tutti gli organismi sono uguali nel loro valore intrinseco. Naess ha scritto: “il benessere e la prosperità della vita umana e non umana sulla Terra hanno valore in sé”[13]. L’ecologia profonda ha, in sostanza, sottolineato la inadeguatezza di una visione che vede l’uomo come essere separato dalla natura con un approccio di superiorità e di predominio sulla realtà naturale ed ha insistito nel proporre un modello di totalità biosferica in cui tutti gli enti (organici e inorganici) costituiscono un sistema unitario: in tale contesto l’individuo può realizzarsi pienamente solo in un quadro di armonia con tale sistema unico.
I brevi cenni sopra formulati con riferimento ad alcuni fondamenti del pensiero liberale e della filosofia ambientale rendono evidente l’intrecciarsi nel tempo delle tematiche connesse alla tutela dell’individuo con le sempre maggiori esigenze di tutela del sistema ambientale nel suo complesso. L’ambiente è, in realtà, la base sostanziale per assicurare nel tempo opportunità di vita agli individui: consentire il riprodursi in futuro dell’offerta di tali chances costituisce un elemento essenziale del quadro complessivo delle tutele individuali. In realtà le teorie liberali basate sulle chances di vita individuali evolvono progressivamente verso un “arricchimento” attraverso la ” incorporazione” graduale delle esigenze di tutela della natura con un “merger” (oggettivo, che non sembra consentire percorsi alternativi) tra il sistema delle tutele individuali e il sistema delle tutele ambientali.

Note

1.  Ralf Dahrendorf, La libertà che cambia, Laterza

2.  NdR: Terza via rispetto agli “ugualitari” ed ai “conservatori”. Cfr anche Ronald Dworkin, Virtù sovrana – teoria dell’uguaglianza, Feltrinelli

3.  Ronald Dworkin, I fondamenti dell’eguaglianza liberale, Laterza, in Fondamenti del liberalismo, di Ronald Dworkin e Sebastiano Maffettone

4.  John Rawls, Giustizia come equità – una riformulazione, Feltrinelli

5.  M. Horkheimer e T. Adorno, Dialettica dell’illuminismo, Einaudi

6.  Aldo Leopold, A sand county almanac and sketches here and there, Oxford University Press

7.  Aldo Leopold, op. cit.

8.  Aldo Leopold, op. cit.

9.  Marcello Santini ed altri, La piramide azzurra, Franco Angeli

10.  Marcello Santini, op. cit.

11.  Hans Jonas, Il principio responsabilità, Einaudi

12.  Paul W. Taylor, Respect For Nature – A Theory of Environmental Ethics, Princenton University Press

13.  A. Naess, The Deep Ecological Movement: Some Philosophical Aspects – in “Philosophical Inquiry”, 8, 1986