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Le criticità ambientali come questione istituzionale

di - 1 Dicembre 2008
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B.    Il WWF ha recentemente pubblicato un report dal titolo significativo “Cambiamento climatico: più veloce, più forte, più vicino”. Il contenuto del Report del WWF può essere sintetizzato[4] come segue:

“(…) L’Oceano Artico sta perdendo i suoi ghiacci 30 anni prima o anche più rispetto alle proiezioni presentate nel Quarto Rapporto dell’IPCC (…). La comunità scientifica che studia l’Artico conviene che i principali aspetti di questa accelerazione siano causati da meccanismi di  feedback, i cui effetti sono stati seriamente sottovalutati nel Rapporto. Per esempio, a causa della riduzione dei ghiacci artici le acque oceaniche sono state riscaldate di più dal sole, il che renderà ancora più difficile il riformarsi dei ghiacci l’inverno prossimo. Non a caso autorevoli scienziati affermano che siamo arrivati – se non l’abbiamo già superato – al punto di non ritorno del sistema di ghiacci in Artico. Questo significa che l’Oceano Artico molto presto potrebbe essere libero dai ghiacci nei periodi estivi. E si prevede che i ghiacci estivi potrebbero completamente scomparire in alcune aree tra il 2013 e 2040 – una condizione mai vista sulla Terra da più di un milione di anni. Tra l’altro, un Oceano Artico senza ghiacci d’estate amplificherà ulteriormente il riscaldamento globale, attraverso il maggiore assorbimento di calore a causa della superficie oceanica scura (rispetto alla superficie chiara dei ghiacci) e attraverso cambiamenti nelle correnti oceaniche. Tutto ciò può verosimilmente aprire le porte a un cambiamento climatico ancora più rapido e brusco di quanto sia stato previsto finora (…). I ghiacciai costieri nella Penisola Antartica stanno perdendo ghiaccio più velocemente e stanno contribuendo in misura maggiore all’innalzamento del livello del mare rispetto a quanto riportato nel Quarto Rapporto IPCC (…).
Dal 1990, il livello globale del mare si sta innalzando di una volta e mezzo più velocemente di quanto previsto nel Terzo Rapporto dell’IPCC (…). Oltre a questo, nuovi studi hanno previsto che l’innalzamento del livello del mare entro la fine del secolo sarà più del doppio del valore massimo stimato (0,59 m) nel Quarto Rapporto (…). Un aumento del livello del mare di oltre 1,2 m metterebbe a rischio vaste aree costiere, in Europa e nel resto del mondo.
Le emissioni globali di CO2 rilasciate come conseguenza dell’attività umana hanno subito un’accelerazione da una percentuale di crescita dal 1,1% all’anno tra il 1990 e il 1999, a più del 3% l’anno tra il 2000 e il 2004. La percentuale attuale di crescita delle emissioni rispetto al 2000 è stata maggiore di qualunque scenario indicato dall’IPCC sia nel Terzo che nel Quarto Rapporto (…). Negli ultimi 15 anni, circa  la metà delle emissioni di CO2 derivate dall’attività umana è stata assorbita dalle terre e dagli oceani. Ma la capacità di questi “serbatoi” naturali sta diminuendo (…) a ritmi più alti di quelli previsti negli studi precedenti. Vale a dire che una maggiore percentuale della CO2 emessa dalle attività umane rimarrà nell’atmosfera e contribuirà al riscaldamento globale (…). Un riesame degli impatti climatici riportati nel Quarto Rapporto IPCC indica che servono tagli dell’80% nelle emissioni globali di gas serra entro il 2050 per mantenere l’aumento medio delle temperature globali sotto i 2° C – e per limitare gli impatti climatici a livelli più “accettabili”. Un taglio di questo genere farebbe stabilizzare la concentrazione atmosferica di gas a effetto serra a 400-470 parti per milione di CO2 equivalenti. Tuttavia, anche con un taglio dell’80% alle emissioni, i danni sarebbero significativi, e sarebbero richiesti molti più sforzi di quelli attualmente pianificati per evitare i più gravi (…). Il benessere della società dipende dalla disponibilità e dalla distribuzione del cibo. Lobell e Field (2007) hanno dimostrato che il trend di aumento delle temperature mondiali dal 1981 ha già portato una riduzione dei raccolti globali di mais, frumento e orzo. La perdita annuale dei raccolti si può quantificare in circa 40 milioni di tonnellate o 5 miliardi di dollari (3,2 miliardi di euro). Con le temperature in continuo aumento Lobell (…) [ed altri n.d.r.] (…) hanno predetto che le due regioni che più patiranno le riduzioni dei raccolti saranno l’Asia e l’Africa meridionale. (…) Brander (…) ha concluso che la produttività della pesca potrebbe soffrire un declino locale e anche globale come risultato del riscaldamento globale, e che questo declino potrebbe essere già cominciato. (…)

Note

4. Per ragioni di sintesi abbiamo estrapolato i brani citati dal Report WWF titolato Cambiamento climatico: più veloce, più forte, più vicino – Un aggiornamento europeo della scienza del clima – Una panoramica della scienza del clima pubblicata dopo il Quarto Rapporto dell’IPCC. Il testo completo del Report WWF – redatto a cura della Dottoressa Tina Tin – è disponibile su Internet.

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